“Chi tocca le regole fa danno” – .

“Chi tocca le regole fa danno” – .
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Consideriamo la giustizia oggi dal punto di vista di Marco Travagliodirettore de Il Fatto Quotidiano, o del Stefano Zurlo, inviato de Il Giornale, il panorama è però disordinato e a tratti incomprensibile. Forse è l’unico punto in comune emerso ieri nel dibattito organizzato dalla sottosezione di Busto Arsizio dell’ANM nell’aula Falcone e Borsellino del Tribunale di Busto Arsizio con l’obiettivo di colmare il divario tra chi giudica nelle aule dei tribunali e i cittadini . Un modo per scendere dal piedistallo, come qualcuno ha sottolineato, e cercare un nuovo modo di comunicare con i non addetti ai lavori.

Portare la questione della giustizia tra la gente

Davanti a una platea composta da magistrati, avvocati, vertici delle forze dell’ordine, operatori della giustizia e cittadini, due tra i volti più noti della cronaca giudiziaria italiana hanno risposto sui temi posti dal presidente della sezione locale dell’Associazione Nazionale delle Magistrati Massimo De Filippo. L’autonomia della magistratura, più volte ribadita come essenziale dallo stesso De Filippo, il rapporto con la stampa, il rapporto con la politica, la separazione delle carriere, la durata dei processi sono stati alcuni dei temi messi sul tavolo di discussione.

Riforme della giustizia, che caos

«Tutte le riforme che si sono susseguite negli anni, tranne quella voluta dal ministro Alfonso Bonafede che ha abolito la prescrizione, hanno rallentato e ostacolato l’azione della giustizia, favorito i potenti al potere e riempito le carceri di poveri» – ha sostenuto il Labour. Per Zurlo, però, “il susseguirsi delle riforme ha creato una montagna di norme che non hanno portato alcun beneficio alla qualità dei processi e alla loro rapidità”.

Lo stesso presidente del tribunale Mirò Santangelo, intervenuto in apertura dell’incontro, ha sottolineato come «il sistema di regole che ci governa sono una garanzia per la comunità e per i magistrati ma che se non maneggiate con attenzione e se non calibrate a livello normativo rischiano di tradursi in un boomerang per efficienza del servizio”.

Magistratura politicizzata o politica contro la magistratura?

Oltre al tema delle regole è stato affrontato anche quello della cosiddetta politicizzazione della magistratura, un falso problema per Travaglio che invece sottolinea «come negli anni sia stata la politica a creare il problema portando squadre di avvocati in parlamento (riferendosi in particolare del periodo del berlusconismo) impegnato a cambiare le regole per salvare questo o quel politico dai processi”. Per Zurlo, però, questo problema si è posto «soprattutto in una certa stagione politica quando, di fronte a un vuoto politico, alcuni magistrati hanno pensato di poter riempire quello spazio con provvedimenti giudiziari».

Ma è lo stesso pubblico ministero Carlo Nocerino di aver posto l’argomento partendo da alcuni ricordi della sua lunga esperienza in magistratura: «Ricordo che circolavano email tra noi colleghi che ci chiedevano di prendere posizione sulle ribellioni in Guatemala, sulla guerra del Golfo. Quando sono arrivati ​​mi sono chiesto perché devo essere richiamato ad un approccio ideologico di fronte a fatti accaduti a migliaia di chilometri di distanza. Quindi dico che siamo stati troppo politicizzati in passato, anche noi abbiamo qualche colpa nel dare l’impressione di farlo anche se in realtà non lo abbiamo fatto”. Un intervento che Zurlo ha pienamente condiviso.

Errori giudiziari e test psicoattitudinali

La discussione è poi entrata nel vivo anche sul tema degli errori giudiziari e dei test psicoattitudinali per i magistrati, polemica all’indomani della loro approvazione da parte del Consiglio dei ministri. Anche qui le opinioni sono nettamente diverse con Zurlo che li difende: «Se fossero stati già inseriti anni fa avrebbero fermato una serie di persone che hanno fatto danni» ed elenca alcuni casi davvero bizzarri, non senza attirarsi le critiche del giudice Rossella Ferrazzi che ha invitato il giornalista a «parlare di numeri perché in Italia siamo 8mila. Di quanti casi stai parlando? 20, 30?”.

Zuncheddu e Berlusconi, due casi a confronto

Zurlo e Travaglio non mancano di beccarsi a vicenda sui temi dei processi mediatici e degli errori giudiziari, a partire dal caso del povero Beniamino Zuncheddu che passò 33 anni in carcere da innocente «un caso eclatante in cui i giornalisti si appiattirono completamente la tesi dei magistrati” secondo Zurlo con Travaglio che risponde “beh c’erano tre livelli di giudizio univoci. Cosa dovevamo fare?”. Inevitabile il riferimento ai processi Berlusconi, soprattutto quelli relativi al caso Ruby: «Un collega della BBC mi disse che in Italia i giornalisti potevano fare quello che volevano facendo riferimento agli instant book sulla colpa vera che erano stati scritti mentre erano ancora nelle indagini fase “. Travaglio non si tira indietro e definisce «idiota quella collega inglese: primo perché non aveva capito che quel processo riguardava un reato istituito da Berlusconi, cioè la prostituzione minorile, e poi perché in Inghilterra pubblicano di tutto, come l’intercettazione di Carlo con Camilla”.

Spiegare un lavoro complesso

L’obiettivo del presidente De Filippo, con questo primo incontro, è stato però raggiunto – come ha ricordato il giudice Marco Montanari – l’iniziativa dell’ANM prosegue con altri incontri che proseguiranno fino a novembre, affrontando temi più tecnici ma sempre con un linguaggio più accessibile ai cittadini: «Vogliamo spiegare alla gente il nostro lavoro per farlo capire a quante più persone possibile».

Il calendario dei prossimi incontri

23 maggio 2024, ore 21.00 – Tribunale di Busto Arsizio
“Prospettive sulla giustizia” – Come funziona il processo penale?

27 giugno 2024, 21:00
Genere e violenza domestica: dalla denuncia alla decisione

10 ottobre 2024, ore 21:00
Immigrazione: facciamo chiarezza

14 novembre 2024, 21:00
I problemi della giustizia: rispondono i magistrati.

 
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