«Marmo, riconsiderare il rapporto operai-scavo e valutare la qualità del materiale rintracciato» – .

MASSA-CARRARA – “Il settore lapideo ha bisogno di una svolta capace di determinare un nuovo equilibrio che coniughi tutela dell’ambiente, redistribuzione della ricchezza, lavoro e sicurezza dei lavoratori. Dovrebbe essere anche nell’interesse di chi fa impresa se avesse uno sguardo un po’ più lungo della punta del naso. Le parole di Franchi hanno evidenziato, con la sfrontatezza e l’arroganza di chi si crede padrone di tutto e di tutti, quella che in realtà è una situazione che, come CGIL, denunciamo da tempo”. Esordisce così la nota stampa del sindacato e del suo segretario generale di Massa-Carrara Nicola Del Vecchio. “Ci sono aspetti che andrebbero analizzati meglio – prosegue -: se confrontiamo, ad esempio, il rapporto tra la quantità di tonnellate scavate e il numero degli addetti, ci accorgiamo facilmente che i rapporti sono molto diversi. Esistono, infatti, cave che hanno un rapporto di 1 addetto per quantità superiori a 2000 tonnellate di blocchi scavati; rapporti folli, rispetto ai quali è necessario intervenire se si vuole davvero cambiare e non fermarsi all’indignazione. Tutto questo lo dicevamo già al momento dell’approvazione della legge regionale nel 2015, ma senza essere ascoltati. Le cooperative, ad esempio, hanno un rapporto di circa mille tonnellate/uomo o anche inferiore, perché non ci conformiamo a queste realtà? E non diciamo che dipenda solo dalla qualità del materiale della parete. Quando si parla di ritmi di produzione e di scavo notevolmente aumentati – contesta la CGIL – si parla proprio di questo. La situazione attuale, oltre a provocare gravi conseguenze dal punto di vista paesaggistico e ambientale, ha prodotto solo ed esclusivamente vantaggi e profitti di cui hanno beneficiato alcuni imprenditori, con profitti da capogiro. Un altro aspetto su cui bisognerebbe intervenire – aggiunge – è quello della fiscalità, cioè il Comune di Carrara applica già il massimo rispetto a quanto consentito dalla normativa regionale, normativa che però andrebbe aggiornata, magari differenziandola per livelli più elevati marmi di qualità; solo così, infatti, la redistribuzione della ricchezza sarebbe resa effettiva. Allo stesso modo, il regolamento sulla tracciabilità dovrebbe essere approvato al più presto – prosegue il sindacato – perché serve trasparenza. Alcune aziende, già negli ultimi anni, hanno implementato il software predisposto dalla precedente amministrazione, nonostante il rigetto seguito ai ricorsi; dimostrare di voler cambiare approccio e smettere di ricorrere ai tribunali, altrimenti bisognerà chiedersi le ragioni per cui fanno ricorso, se non hanno nulla da nascondere”.
Del Vecchio conclude poi: “Bisogna allora uscire dal ricatto occupazionale e per farlo l’amministrazione deve approvare il regolamento dei bandi di gara dove, innanzitutto, è prevista la presenza della clausola sociale affinché a tutti i cavatori sia garantita la loro proprio lavoro, indipendentemente da chi sia il concessionario. La politica dimostra di avere la nostra stessa determinazione, e le aziende escono dal loro trinceramento dimostrando lungimiranza e visione, cosa che purtroppo fino ad oggi è mancata, serve coraggio per costruire un nuovo equilibrio. Apriamo subito un vero tavolo di discussione su questi temi”.

 
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