Romina insegue il sogno della boxe agonistica contro la precarietà del suo futuro. Ecco il documentario in anteprima a Bologna – .

Romina insegue il sogno della boxe agonistica contro la precarietà del suo futuro. Ecco il documentario in anteprima a Bologna – .
Romina insegue il sogno della boxe agonistica contro la precarietà del suo futuro. Ecco il documentario in anteprima a Bologna – .

Il set è quello del quartiere operaio della Bolognina e la vera palestra nella vita del protagonista è la Bolognina Boxe

Un pugno con il guanto contro l’emarginazione sociale. Il documentario Romina, diretto da Valerio Lo Muzio e Michael Petrolini, va al Biografilm Festival 2024 di Bologna. Tranche de vie di una ragazza sudamericana (Romina Cabezas Navarrete), immigrata di seconda generazione, che è una brava pugile e schiva a malapena il colpo della sua amata madre che improvvisamente deve scontare qualche anno di prigione. Il set è quello del quartiere operaio della Bolognina, a Bologna, e la vera palestra, dove si svolge gran parte della vita di Romina, è la Bolognina Boxe.

La famiglia attorno al protagonista è numerosa, anche il melting pot, ma è anche il turno della palestra, prospettiva sportiva ed esistenziale per 300 ragazze e ragazzi stranieri, a soccombere ai colpi degli affitti (ma la Bolognina non era popolare?) e i dati dell’Arpa hanno superato, finendo per protestare anche in consiglio comunale a Palazzo d’Accursio. La vita (difficile) della marginalità (in bianco e nero) come simbolo ed esempio della faticosa integrazione suburbana oggidel resto per la boxe Bolognina a due passi dallo scintillante centro cittadino.

Diversi incontri sul ring seguiti con la telecamera ma senza l’assillo della vittoria (o della sconfitta), tanti primi piani (e dialoghi) per riprodurre la polvere e il sudore della realtà, Romina trova nell’interprete principale, così sfuggente e fredda, un ideale tipo narrativo che funzionerebbe in qualunque metropoli italiana. “Noi cresciamo con il mito che la realizzazione dei propri sogni sia alla portata di tutti – ha spiegato il direttore Lo Muzio -. Credo però che la realtà sia molto più complessa. C’è una generazione a cui non è permesso sognare, la sua vita è fatta di precarietà, di lavoro sottopagato, sfruttamento, diritti calpestati e affitti troppo cari, anche in quella che è stata definita ‘la città più progressista d’Italia’ ”.

Appuntamento oggi alle 18.45 presso la Sala Mastroianni del Cinema Lumière di Bologna.

 
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