Scomparso nel nulla, 37 casi ancora senza risposta in Veneto e Friuli Venezia Giulia – .

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MESTRE – Dal 2005 l’Associazione Penelope ha aperto il suo sguardo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia per dare assistenza morale, operativa e legale a…

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MESTRE Da quando nel 2005 l’Associazione Penelope ha aperto il suo sguardo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia per dare assistenza morale, operativa e legale ai familiari delle persone scomparse, il telefono dell’ufficio ha sempre squillato. «Ricevevamo anche tre segnalazioni a settimana, c’era anche chi ci chiamava per chiedere aiuto per vecchi casi», racconta Daniela Ferrari, presidente dell’associazione Penelope Veneto. Come è successo nelle ultime settimane, in cui il ritrovamento di alcune ossa umane in un campo di via della Chimica ha riacceso l’attenzione su casi di cronaca a tendenza carsica. Si è così tornati a parlare di Florina Simion, la ventiquattrenne scomparsa da Pianiga il 26 febbraio 2016 senza lasciare traccia: la Procura della Repubblica di Venezia ha archiviato il caso per allontanamento volontario ma le segnalazioni e le attenzioni di Penelope non si sono mai spente : «Chiediamo che il suo caso venga nuovamente analizzato dalla magistratura» dicono il presidente della Ferrari e l’avvocato Stefano Tigani, avvocato della famiglia Simion e referente di Penelope per il veneto. Quello di Florina è l’unico caso aperto seguito da Penelope nell’area metropolitana. Gli altri 13 in banca dati si sono tutti chiusi con reperti: in 7 casi la persona scomparsa è stata trovata senza vita.

VENETO E FRIULI
Nelle due regioni seguite del Nordest, in diciotto anni i casi sono stati 185, la maggior parte (148 fascicoli) sono già chiusi mentre 37 casi sono ancora aperti. «Scriviamo alle Prefetture chiedendo di riaprire i tavoli per le ricerche. Quando una causa viene archiviata in sede giudiziaria, chiediamo gli atti e andiamo a vedere cosa è emerso e se ci sono elementi di cui non siamo a conoscenza e che possono essere rilevanti – aggiunge il presidente – Cosa può essere superfluo per un investigatore, per chi li conosce bene può essere decisivo». Familiari che «spesso si sentono ai margini nelle indagini di ricerca e che vivono episodi difficili da vivere. Ci sono stati casi di persone che hanno ricevuto multe perché i loro cari scomparsi non avevano ricevuto il vaccino anti-Covid e in un caso una persona era scomparsa da dieci anni. Poi c’è il lato umano, quello più faticoso: «I familiari sono persone immerse in un sentimento di solitudine – conclude Ferrari – nell’immediato tutto è concentrato nella ricerca, che può durare anche mesi. Quando capisci che non ci sarà soluzione, ti scontri con una realtà che non conosci perché da un lato non c’è la certezza del lutto e dall’altro c’è la speranza di portare a casa un cadavere. Ed è una ferita che si riapre ogni volta che ci sono queste scoperte».

CASI CHIUSI
Su 148 casi chiusi, 68 sono persone trovate morte. Tra le più importanti delle sue seguite da Penelope, la scomparsa nel luglio 2011 di Lucia Manca, la cinquantaduenne di Marcon, banchiere di Antonveneta di Treviso e poi di Preganziol, uccisa dal marito Renzo Dekleva. Lui, informatore farmaceutico condannato in via definitiva nel 2015 a 19 anni e 8 mesi di reclusione, ha tentato di distruggerne il corpo nascondendola sotto un viadotto a Cogollo del Cengio, nel vicentino, dove nell’ottobre dello stesso anno sono stati ritrovati resti umani con cui è stata tracciata l’identità della banca. Sempre nel veneto la storia di Giampalo Gaggiato, 45 anni di Marcon. Scomparve di casa la vigilia del 15 agosto 2003 e fu ritrovato otto anni dopo (il 15 aprile 2011) nelle acque del canale industriale Ponente di Marghera dove era affondata la sua Lancia Thema. Il cadavere, ancora al posto di guida, era stato scoperto sperimentando con un sonar di ultima generazione.

SENZA RISPOSTA
Il mistero delle ossa di Marghera ha fatto pensare, oltre che a Florina, a Isabella Noventa, la cinquantacinquenne di Albignasego (Padova) uccisa nella notte tra il 15 e il gennaio 2016 dai fratelli Freddy e Debora Sorgato con la complicità di la tabaccheria Camponogara Manuela Cacco, e il cui cadavere non è mai stato ritrovato. Nella lista delle storie irrisolte anche padre Michele Bottaccin, il frate cappuccino originario di Loreggia (Padova) morto nel luglio del 2002 all’età di 52 anni durante un’escursione sul Monte Rite, nel Cadore. E Marianna Cendron, 18 anni, scomparsa a Paese (Treviso) dieci anni fa. Poi Samira El Attar, 43 anni di Stanghella (Padova), scomparsa il 21 ottobre 2019 e per il cui omicidio il marito è stato condannato all’ergastolo.

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