Autismo, l’esplosione di un fenomeno che oggi colpisce 1 bambino su 77 – .

Autismo, l’esplosione di un fenomeno che oggi colpisce 1 bambino su 77 – .
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Qualche decennio fa era uno su mille. Così, in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, Unicusano promuove l’innovativo master, primo in Italia, sui “Disturbi del Neurosviluppo: il modello biopsicosociale”. Un nuovo approccio per evitare i “falsi positivi”. Iscritti a Medicina, Psicologia e Scienze della Formazione.


AgenPress. In Italia un bambino su 77 è autistico (ISS 2022). I maschi sono i più colpiti, quasi cinque volte di più delle femmine. Si tratta dell’esplosione di un fenomeno che, solo pochi decenni fa, contava un bambino su mille con disturbi dello spettro autistico, una cifra circa 13 volte inferiore.

Numeri impressionanti che spingono l’Unicusano promuovere l’innovativo Master di II livello in Disturbi del Neurosviluppo: il modello biopsicosociale, primo nel suo genere in Italia. Il percorso, infatti, pone per la prima volta il bambino, la sua famiglia e la scuola al centro degli interventi terapeutici come previsto dalle recenti norme legislative e interministeriali, mescolando anche due modelli scientifici molto spesso osteggiate nel panorama ospedaliero e accademico, vale a dire la neuropsicologia e la psicologia sistemica relazionale e psicodinamica. Un modello di valutazione integrato che tenga conto dell’inclusività come previsto dalla ministero della Salute e che elimina efficacemente i casi di “falsi autistici”.

L’approccio metodologico è stato talmente apprezzato da studenti e professionisti del settore da ricevere un numero di iscrizioni ben oltre le aspettative, abbracciando diverse facoltà e percorsi di laurea: dalla Psicologia alla Medicina, passando per Logopedia, Neuropsicomotricità e Scienze Umane. istruzione e formazione.

A coordinare l’équipe di professori e luminari, tra cui il neuropsichiatra infantile Michele Zappella, è lui psicoterapeuta Aldo Grauso. “Scopo del nostro master – spiega il accademico – è la formazione di operatori esperti nei disturbi del neurosviluppo in una prospettiva terapeutica integrata: l’acquisizione di informazioni in ambito clinico, sociale e scolastico diventa fondamentale, imprescindibile per poter lavorare con multi -terapie disciplinari integrate, favorendo il superamento dell’approccio tradizionale alla disabilità come patologia e quindi non collegandola più a qualcosa di “rotto” da aggiustare. La presa in carico diventa allora globale e mirata alla persona: i fattori ambientali e personali saranno presi in considerazione in modo dinamico, secondo il modello biopsicosociale”. Pertanto, rispetto al passato, viene rivoluzionato l’approccio metodologico che non prende più in considerazione solo il cervello ma anche le relazioni che il paziente ha con la famiglia e la scuola. “Due aree dietro le quali si nascondono emozioni e vissuti emotivi – sottolinea il professor Grauso – perché, analizzando in profondità queste relazioni, evitiamo di diagnosticare superficialmente molti disturbi legati allo spettro autistico”.

Per dare credibilità a Maestro unicusano Entrano in gioco le nuove linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità relative alla diagnosi e al trattamento del disturbo dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti, pubblicate lo scorso ottobre. Sul fronte della diagnosi e della terapia, alla neuropsicologia e quindi alla psicologia cognitivo-comportamentale, per la prima volta si sottolinea che nessun tipo di diagnosi dovrebbe essere formulata senza tenere in considerazione il colloquio psicologico e le conoscenze “sociali” dell’individuo e quindi il valore testuale non è da considerarsi una pratica unica.

“Il Ministero della Salute – conclude il docente – nelle sue considerazioni collega la diagnosi non solo ai contenuti e alla disciplina comportamentale ma anche ad un colloquio psicologico esaustivo e ad una conoscenza intima della materia. Ecco come dire che diventa fondamentale anche il metodo biopsicosociale: se certe tematiche venissero approfondite secondo noi eviteremmo di ‘etichettare’ subito il soggetto con una diagnosi che, quasi inevitabilmente, lo porterebbe con sé per tutta la vita. . Forse si è trattato di un soggetto che per un periodo della vita non si è evoluto secondo la norma”.

 
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