Country Cowboy Carter ha solo alcune chitarre – .

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Per capire l’importanza di Beyoncé nel panorama musicale contemporaneo bastano due semplici numeri: 200 milioni di dischi venduti complessivamente nella sua carriera e 32 Grammy Awards vinti, un record assoluto per una cantante. Ogni album dei Queen Bey è un evento, basti pensare al successo del pluripremiato artista Limonata del 2016, la sua opera più personale e allo stesso tempo politica, di Tutto è amore del 2018 insieme al marito Jay-Z e di Rinascimento del 2022, un effervescente omaggio alla musica dance nera, alla quale Beyoncé è stata introdotta da bambina da suo zio Jonny.

Anche per Cowboy Carter, disponibile da oggi in streaming, CD e vinile, l’hype è stato altissimo, anche perché l’album segna il debutto dei Queen Bey nell’arena country, il genere più tradizionale e amato negli Stati Uniti più profondi, ben diverso dai grattacieli di New York e le lunghe spiagge di Los Angeles.

Nel primo singolo uscito a febbraio Texas Holdem, salita ai vertici delle Hot Country Songs, la regina dell’urban fa un chiaro riferimento alle radici conservatrici presenti nella storia della musica country, soprattutto per quanto riguarda il colore della pelle. “Mi sento onorata di essere la prima donna nera con un singolo numero uno nella classifica Hot Country Songs”, ha scritto Beyoncé sulle sue pagine di social media. «Ciò non sarebbe successo senza il sostegno di ognuno di voi. La mia speranza è che tra qualche anno il riferimento alla razza di un artista, in relazione alla pubblicazione di generi musicali, diventi irrilevante”.

Nonostante il primo ascolto Cowboy Carter, con la chitarra acustica sempre al centro dei brani, suona molto diverso rispetto alla grancassa elettronica e alle tastiere ipertrofiche di Rinascimento, per Beyoncé i due album sono in perfetta continuità: «Penso a questo album come la continuazione del precedente. Spero che questa musica sia vissuta come un’esperienza, che crei un altro viaggio da intraprendere chiudendo gli occhi, ricominciando dall’inizio per non fermarsi più. Questo non è un album country. Questo è un album di Beyoncé. Questo è Cowboy Carter dell’Atto II e sono orgoglioso di condividerlo con tutti voi.

Il motto dell’ambiziosa ex leader delle Destiny’s Child è sempre stato “make it big” e anche per la sua ultima fatica Beyoncé ha fatto le cose in grande, a partire dalla durata extra-large dell’album, con 27 brani e 80 minuti di durata. Un po’ troppi per essere ascoltati dall’inizio alla fine, ma sappiamo che, nell’era dello streaming, più canzoni vengono pubblicate, più c’è la possibilità per i big di monopolizzare le classifiche dei singoli con numerosi brani tra i più famosi. prime 30 posizioni, seguiti da comunicati stampa entusiastici come “Tizio ha 16 canzoni nella top 20” o “Caio ha 24 canzoni nella top 30 della Billboard Hot 100”. Nel music biz odierno, dove si tende a pubblicare album capaci di intercettare più tipologie di pubblico contemporaneamente, il genere viene utilizzato dagli utenti soprattutto per ricercare playlist più adatte ad un certo mood sonoro o ad uno specifico momento della musica. giorno. In questo senso, l’album country di Beyoncé è una geniale trovata di marketing, a partire dalla copertina con la cantante vestita da cowgirl su un cavallo bianco, che sventola la bandiera americana: considerando quanto chiuso e autoreferenziale sia il mondo della musica country, è ovvio che un album del genere sarà visto come fumo e specchi dai custodi della tradizione musicale di Nashville. Essendo texana di Houston, la musica country ha sempre fatto parte della vita di Beyoncé. In un post su Instagram della scorsa settimana, la cantante ha scritto che il suo nuovo album è “nato da un’esperienza che ho avuto anni fa in cui non mi sono sentita accolta”, riferendosi alla sua apparizione ai Country Music Awards 2016, dove ha eseguito la sua canzone Lezioni di papà con The Chicks (allora conosciuti come Dixie Chicks).

In realtà riguardo al paese, in Cowboy Carterc’è poco, giusto qualche chitarra acustica, qualche banjo (come nel fortunato singolo Texas Holdem) e ospiti come Willie Nelson e Dolly Parton, due campioni assoluti del genere, che qui però appaiono smarriti e fuori contesto, come due che si ritrovano per caso a una festa alla quale non erano stati invitati. L’album è musicalmente diviso in due parti: la prima (da Requiem americano A Jolene) più acustico e country in senso lato; il secondo, a partire da Spaghetti (!), più urbano, soft-rock, persino rap. Sorprende la scelta di collocarlo come secondo brano, dopo la suggestiva intro di Requiem americanouna copertina di Merlo dei Beatles. In realtà Paul McCartney scrisse quella splendida canzone ispirandosi alla discriminazione che nove studenti neri subirono nel 1957 dopo essersi iscritti al liceo di Little Rock (frequentato quasi esclusivamente da bianchi): un messaggio antirazzista che ha perfettamente senso in un album che vuole unire culture nere con paese. Non è un caso che come primo singolo sia stata scelta la travolgente Tex. Hold’em, la canzone più allegra, immediata e pronta per la line-dance, mentre è ambiziosa 16 carrozze è una canzone cadenzata, potente ed evocativa, in cui Beyoncé usa un canto quasi rap su una melodia epica. Le collaborazioni con Willie Jones funzionano bene Solo per divertimentoEntra Post Malone I jeans di Levii e Miley Cyrus II I più ricercati, che cattura brillantemente lo spirito dell’amore giovanile e l’idea di vivere nel momento presente. Un discorso a parte merita la cover del brano Jolene insieme a Dolly Parton, che da anni la regina del country chiede pubblicamente a Beyoncé di registrare, resa più contemporanea da un nuovo middle Eight, una nuova coda e testi più minacciosi della disperata supplica dell’originale. Il sereno e il bucolico Protettore si apre con una tenera richiesta della figlia Rumi, che chiede alla madre di ascoltare una ninna nanna. Beyoncé tira fuori tutta la grinta che c’è in lei Figliacon una narrazione tesa che tocca temi di vendetta, immagine di sé e eredità. Danza del fiume è un sorprendente brano dance-country, dall’ottimo potenziale radiofonico, Sì sì è un’anima moderna che tocca i temi dell’identità, della lotta e della sopravvivenza americana, mentre è obliqua Dolce ★ Miele ★ Buckin, in cui il tocco magico di Pharrell Williams funziona meno che in passato. Lo sforzo produttivo dietro un album di successo come Cowboy Carter, è stato titanico, con oltre 50 autori e produttori coinvolti, anche se, come spesso accade, il numero delle persone coinvolte è inversamente proporzionale alla freschezza e spontaneità dei brani, da sempre cuore della musica country, forse poco raffinata nel suo genere. le sue produzioni, ma profondamente “reali” e crude.

Ascoltando l’album si ha la sensazione che ogni suono, ogni strumento, ogni testo sia stato analizzato, soppesato e infine approvato dal nutrito team creativo di Beyoncé, il che, da un lato ci regala un album magnificamente prodotto, dall’altro c’è un certa mancanza di anima e spontaneità. Cowboy Carter ci offre un nuovo e sorprendente capitolo nella ricca discografia di Beyoncé, le cui doti vocali sono fuori discussione, ma che, cambiando genere ad ogni album, rischia di diluire la sua identità artistica di talentuosa cantante R&B, ricordata e amata dal pubblico. soprattutto per le canzoni (Halo, Innamorato pazzo, Donne single, Insostituibile) che pubblicò negli anni ’10.

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