Pasqua, la vita ha sempre la meglio sulla morte – .

Pasqua, la vita ha sempre la meglio sulla morte – .
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Morte e resurrezione. Un abbinamento sicuramente sorprendente perché estraneo alla nostra esperienza. Conosciamo infatti la combinazione di vita e morte; sì, lo sappiamo bene.

Sappiamo come la vita sia segnata ineluttabilmente da un destino di morte. Siamo nati e già cominciamo a morire. È un dato di fatto, anche se questo contrasta con i desideri più profondi del nostro essere. Sappiamo infatti cosa l’accompagna nella morte e non ci piace affatto: il distacco, la rottura dei legami affettivi, la frequente incapacità del nostro corpo di soffrire, l’ignoto su ciò che accade dopo.

La vita è perennemente minacciata, appesa a un filo, e questo lo sappiamo benissimo. Sebbene misteriose come il cuore umano, queste dinamiche non ci sono sconosciute. Conosciamo la lotta che si svolge tra la vita e la morte, tra eros e thanatos, tra caos e ordine. Tuttavia, non sappiamo nulla della risurrezione dai morti.

Questo è il punto. La conoscenza di Lui è affidata solo alla fede. Perciò è davvero sorprendente l’annuncio cristiano che da duemila anni squarcia la notte del mondo. È impossibile abituarsi a questo annuncio; cioè quella di un uomo che, morto e sepolto, è tornato in vita per non morire mai più e vivere una vita pienamente umana ma trasfigurata e nuova.

Annuncio ancora più sorprendente perché non vuole essere un’immagine simbolica o poetica per dire che quell’uomo continuò in qualche modo a vivere, cioè a essere presente nel cuore dei suoi discepoli anche dopo la sua morte; così vivo nella memoria, da motivare il suo slancio missionario attraverso i secoli.

Il kerygma, cioè l’annuncio della morte e risurrezione di Cristo, è la comunicazione di un fatto reale e concreto: un uomo che si è chiamato figlio di Dio, che non ha smesso di fare il bene e di amare fino all’ultimo istante della sua vita. vita ; che fu inchiodato su una croce e sepolto senza vita in una tomba, in quella tomba non fu più ritrovato, dopo tre giorni, come aveva predetto. Infatti, quel Gesù, pur con i segni della passione e della morte, è stato visto e toccato; abbiamo mangiato e bevuto con Lui, lo abbiamo sentito parlare, vivo più che mai, trasfigurato in un’esistenza nuova e luminosa.

Questo ci dice l’incredibile annuncio cristiano. Al saluto gioioso: “Cristo è risorto!” che anche oggi nelle chiese d’Oriente ci si scambia per la Pasqua, siamo soliti rispondere: «Sì. È veramente risorto! », per sottolineare e sottolineare la realtà del fatto. Puoi accettarlo giudicandolo credibile o meno, considerandolo una favola. Poco importa.

L’annuncio pasquale è questo e porta con sé una formidabile speranza: che nel duello sempre ingaggiato tra la morte e la vita, sia la vita a vincere mentre la morte, quella minaccia che incombe sulla vita umana, perde il suo pungiglione.

Da minacciosa diventa “sorella”, come dice Francesco nel canto di frate Sole. Un passaggio sempre doloroso e lacerante ma un passaggio, un transito, verso una pienezza di vita; simile al parto attraverso il quale lei nasce. «Mors et vita duello conflixere mirando», canta un antico inno pasquale: morte e vita si affrontarono in un duello grandioso e meraviglioso.

«Dux vitae mortuus, regnat vivus»: il Signore della vita è stato ucciso e la morte sembrava vincerlo per sempre, in realtà egli regna vivo, vittorioso sulla morte. L’annuncio di Pasqua racconta questo fatto senza precedenti. Se fosse una menzogna, se dicesse il falso, davvero non ci sarebbe speranza per l’uomo. Davvero tutto sarebbe inevitabilmente destinato a perire.

E il nostro desiderio sempre inappagato di amore e di vita finirebbe per essere un tragico inganno, una dolorosa illusione. Al contrario, Colui che è morto e risorto e che ha affidato ai suoi seguaci il compito di diffondere questa buona notizia, ci dice che chi lo segue e si apre all’amore generoso del prossimo, già ora passa dalla morte alla vita e oltre la morte. sperimenterà la pienezza della gioia.

Molti hanno creduto in lui e nel suo nome hanno inondato il mondo d’amore, sanando piaghe e ferite, consolando e riconciliando cuori spezzati e divisi. Molti versarono anche tutto il loro sangue per questo, ma non furono sconfitti.

 
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