La Procura impugna l’assoluzione dell’automobilista coinvolto nell’incidente mortale che ha coinvolto Fabio Segato – .

La Procura impugna l’assoluzione dell’automobilista coinvolto nell’incidente mortale che ha coinvolto Fabio Segato – .
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«Quando, lo scorso 22 novembre, hanno sentito pronunciare in aula la frase “assolto perché il fatto non costituisce reato”, non hanno voluto crederci. C’è stata grande amarezza da parte della famiglia di Fabio Segato, e anche di Studio3A che li sostiene nella loro battaglia, alla lettura della sentenza con cui il giudice del Tribunale di Udine, dottor Roberto Pecile, ha assolto l’anziano automobilista 94enne. , di San Daniele del Friuli, RB, del delitto di omicidio stradale per il tragico incidente nel quale ha perso la vita, a soli 43 anni, il compianto istruttore motociclistico e collaudatore di Portogruaro (Ve), che quella mattina delle 4 Marzo 2021 procedeva in sella ad una Ducati Diavel sulla Strada Regionale 463, nel territorio del comune di San Daniele

Una delusione che, però, lascia oggi il posto alla rinnovata speranza da parte dei suoi parenti di poter rendere un po’ giustizia al loro caro dopo aver appreso, a conferma di come quella sentenza avesse lasciato perplessa anche la Procura, che il Procuratore Generale di Trieste, il Dott. Carlo Maria Zampi, con atto sottoscritto in data 22 marzo 2024, ha proposto ricorso alla Corte d’Appello di Trieste.

La sentenza di assoluzione, infatti, si è basata unicamente sul fatto che Segato stava percorrendo la SR 463 ad una velocità superiore al limite prescritto, omettendo però di considerare, o comunque di attribuire la dovuta importanza, all’altro elemento determinante dell’evento , che l’imputato, alla guida di una Volkswagen Tiguan, ha tagliato la strada al motociclista. L’anziano, che procedeva sulla strada regionale in senso contrario, Dignano-Majano, giunto all’incrocio con via Valeriana regolato da semaforo, era entrato nella corsia di traffico con semaforo verde per la svolta a sinistra e aveva iniziato la manovra in quella direzione. con l’intenzione di imboccare la strada laterale verso Dignano, ma «omettendo di usare la massima prudenza per evitare incidenti e di dare la precedenza ai veicoli provenienti dalla sua destra», per citare la richiesta di rinvio a giudizio avanzata contro di lui, alla fine del le indagini preliminari, a cura del Pubblico Ministero della Procura di Udine, dott.ssa Letizia Puppa, titolare del procedimento, anche sulla base delle conclusioni della consulenza tecnico cinematica affidata all’ingegnere. Marco Pozzati.

“Quando l’imputato si è rimesso in moto, dopo aver dato la precedenza ad alcuni veicoli provenienti in senso contrario, per effettuare la manovra di svolta a sinistra, la moto era a 90 metri di distanza: poteva essere vista” aveva rimarcato il consulente tecnico del Sostituto Pubblico Ministero. : lo stesso imputato aveva ammesso di aver visto avvicinarsi la Ducati di Segato, ma che pensava di poter passare comunque. “Se il signor B. avesse osservato con maggiore attenzione il comportamento del centauro, avrebbe potuto percepire la velocità con cui procedeva e ciò gli avrebbe consigliato di desistere dalla manovra di svolta a sinistra che implica necessariamente l’obbligo, violato in sede circostanza, di dare la precedenza ai veicoli provenienti da destra” ha concluso Pozzati. Conclusioni a cui è giunto anche l’ingegnere. Iuri Collinassi, consulente tecnico della parte offesa messo a disposizione per le operazioni peritali da Studio3A-Valore SpA, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento dei danni e nella tutela dei diritti dei cittadini alla quale, attraverso l’Area responsabile per il Friuli Armando Zamparo, i parenti di Segato si sono affidati all’assistenza. E che il sostituto procuratore ha tentato invano di far valere nel dibattimento, rinnovando la richiesta di condanna dell’imputato.

In questi mesi, però, il lavoro e l’attività di Studio3A non si è fermato per fornire risposte ai propri assistiti, nella prospettiva e nella speranza che la Procura decida di impugnare la sentenza. E così è stato. “La velocità di Segato, se può costituire concorso di colpa, non può certo divenire elemento decisivo per escludere la responsabilità del B.: il motociclista era ben visibile all’imputato, il quale aveva avuto ampio tempo per accorgersi dell’arrivo della motocicletta. L’aver, nonostante ciò, intrapreso la manovra di virata denota quindi un’imprudenza ingiustificata (…). Né può rientrare nel perimetro di valutazione il calcolo dei tempi di frenata della moto, dato che Segato aveva la precedenza e non può assumersi la responsabilità del conducente che ha questo diritto di valutare i propri tempi di frenata per evitare un incidente per il quale chi ha frenato è responsabile è responsabile. non rispetta l’obbligo di precedenza” limitandosi a riportare alcuni passaggi della richiesta del Procuratore Generale il quale, ribadendo “di non considerare in alcun modo accettabile la soluzione assolvitrice” chiede quindi alla Corte d’Appello di Trieste, “ in riforma della pena gravata, di voler dichiarare RB colpevole del reato a lui ascritto e condannarlo alla pena ritenuta giusta”. A questo punto i familiari della vittima attendono la fissazione dell’udienza del processo d’appello da cui, questa volta, si aspettano valutazioni e risposte diverse”. È quanto si apprende da una nota inviata ai media

 
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