Torri Sequenza, un quartiere da 700 persone arriva a Trento. Ma c’è già polemica sul progetto – .

Fa discutere il progetto delle sei torri «Sequenza» a Trento Nord (T di ieri). Si tratta infatti di un nuovo quartiere – nei pressi dell’ex Sloi – destinato ad ospitare potenzialmente oltre 700 persone. L’assessore comunale alle Politiche della casa Alberto Pedrotti vede con favore l’iniziativa immobiliare della famiglia Podini. Il consigliere d’opposizione Giuseppe Filippin (Lega) parla di «rinuncia alle idee espresse per vent’anni dal consiglio comunale: cioè prima bonifichiamo e poi costruiamo». Cauto il presidente dell’Ordine degli Architetti del Trentino Marco Piccolroaz. Intanto per lunedì prossimo, il giorno prima della presentazione del progetto alla commissione consiliare per l’urbanistica, è stato convocato un vertice di maggioranza per concordare la linea tra le diverse forze.
Il progetto
I diversi soggetti coinvolti mantengono il massimo riserbo sull’operazione: dalla società Sequenza, holding immobiliare del gruppo Podini, all’amministrazione comunale, fino all’autore del progetto, l’architetto e urbanista Roberto Bortolotti. L’idea è quella di costruire sei edifici, di cui almeno uno alto fino a 25 piani, 11 in più delle torri della Madonna Bianca. Si parla di un’iniziativa da oltre 100 milioni di euro. Un’iniziativa mista residenziale e commerciale, che prevede anche la cessione al Comune di aree destinate ai servizi pubblici. Secondo alcune indiscrezioni, il nuovo quartiere potrebbe ospitare oltre 700 persone.
Barriera antinquinante
L’area di Sequenza ricade nel cosiddetto settore B, cioè fuori dal Sin, sito inquinato di interesse nazionale. Il settore – situato tra via Maccani e via Vittime delle Foibe a sud dell’ex Sloi – si estende per complessivi 28.039 metri quadrati, di cui l’83% di proprietà della Podini. A rigore, quindi, l’area di Sequenza misura circa 23mila metri quadrati.
La zona non è contaminata. I valori degli inquinanti rientrano tutti nei limiti ambientali consentiti dalla legge. Al di fuori di Sin, il piombo subisce un processo di decadimento nelle acque sotterranee. Tuttavia, per una maggiore protezione, il progetto delle sei torri prevede la creazione di un “capping”, cioè una barriera impermeabile volta a isolare l’area. Una barriera simile verrà utilizzata anche per isolare l’area dalle attività del cantiere della tangenziale ferroviaria. L’area di Sequenza sarà infatti utilizzata per lo stoccaggio dei materiali di scavo della tangenziale. La società del gruppo Podini aveva chiesto di trovare una soluzione alternativa già nel 2021, ma alla fine non ha saputo far valere le proprie ragioni. Ecco perché l’eventuale cantiere degli edifici di Sequenza inizierà dopo la realizzazione del passante ferroviario.
Vertice di maggioranza
Martedì prossimo il progetto sarà illustrato alla Commissione consiliare Urbanistica del Comune di Trento, convocata in seduta congiunta con quella per l’Ambiente. La presentazione è propedeutica al parere (obbligatorio ma non vincolante) della Commissione sul piano guida come variante del Piano Regolatore Generale (Prg). Per il via libera definitivo la società di Sequenza dovrà attendere l’approvazione del progetto da parte dell’intero consiglio comunale.
Intanto le forze di maggioranza sono state convocate dal sindaco Franco Ianeselli e dall’assessore all’Urbanistica Monica Baggia per discutere dell’iniziativa immobiliare. Il vertice si terrà lunedì. Servirà a chiarire alcuni aspetti progettuali e, soprattutto, a concordare la linea di un’iniziativa che possa comportare una svolta urbanistica nella Capitale. Un certo malcontento comincia già a diffondersi tra le fila della maggioranza.
Pedrotti: «Sì alla verticalità»
Uno sviluppo edilizio verticale di questo tipo in città è paragonabile solo alle torri della Madonna Bianca. «In linea di principio sono d’accordo con la logica di costruire in alto – considera l’assessore comunale Alberto Pedrotti (Campobase) – L’Alto Trento in passato è stato soggetto a un consumo di suolo sconsiderato, quindi l’idea di salire in alto non può che essere condivisa . altezza per soddisfare le esigenze abitative. Vedo positivamente anche la fiducia di un imprenditore che decide di investire nella città, poi chiaramente il progetto deve essere concretizzato, in particolare deve essere compatibile con la pianificazione territoriale”. Pedrotti aggiunge anche un ulteriore tassello. «Avere un immobile di pregio in una zona della città caratterizzata da famiglie a basso reddito potrebbe portare anche ad un positivo incontro tra diversi strati sociali», conclude l’assessore.
Filippin: «Prima la bonifica»
Di diverso avviso il consigliere comunale leghista Giuseppe Filippin, tra l’altro di professione architetto. «In origine, quando è stato fatto il piano attuativo, il Comune aveva deciso che tutti i proprietari avrebbero dovuto effettuare la bonifica dell’area nord di Trento – ricorda Filippin – Poi nel 2019, con il sindaco Andreatta, è stata disimballata l’area e l’area Sequenza è stato collocato fuori dall’area Sin. Tuttavia, l’intera area è stata resa disponibile per la costruzione in modo che i privati ​​potessero bonificarla. Da 20 anni il Comune ribadisce che prima era necessario effettuare la bonifica e ora, invece, ci ritroviamo con un piano guida a sei torri”. Secondo l’assessore, “la suddivisione del piano attuativo originario in sotto-aree pone forti limiti all’organizzazione del territorio: viabilità pubblica e privata, organizzazione dei servizi pubblici e privati”.
Infine, riguardo all’idea di sviluppo residenziale verticale, Filippin solleva la questione del «contrasto tra la città secolare-moderna e la città storica». Ma «al di là di questo aspetto urbanistico, sarà cruciale capire quali servizi potranno essere garantiti in quella zona», conclude l’assessore.
Piccolo Roaz prudente
Quest’ultimo concetto è quello affermato anche da Piccolroaz: «Non è tanto l’oggetto architettonico a fare la differenza, ma il disegno dell’area nel suo insieme, cioè il disegno degli spazi di relazione e delle connessioni con il tessuto urbano tessuto – osserva la Guida degli Architetti – non vedo un problema costruire in alto, infatti quella zona è lontana dalle zone storiche e dalla collina”.

 
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