Venezia. Tre ragazzi di 13 anni prima devastano l’azienda e poi tentano di darle fuoco – .

Venezia. Tre ragazzi di 13 anni prima devastano l’azienda e poi tentano di darle fuoco – .
Venezia. Tre ragazzi di 13 anni prima devastano l’azienda e poi tentano di darle fuoco – .

VENEZIA – Hanno devastato gli uffici e parte dei laboratori di uno carpenteria, il più grande del centro storico, in modo quasi scientifico. Niente o quasi è sfuggito al piccone degli dei vandali, i quali, dopo aver scaricato anche gli estintori e lasciato tutti i rubinetti dell’acqua aperti, erano tornati per terminare il lavoro e appiccare il fuoco ai locali, ma sono stati bloccati dal titolare e prelevati dalle forze dell’ordine. Sorpresa: i ragazzi erano tre, circa 13 anni.

Per legge nessuno di loro è imputabile e quindi non sarà mai ritenuto responsabile dei numerosi reati commessi durante il blitz, avvenuto in due fasi tra sabato e domenica. I loro familiari però potrebbero essere chiamati in giudizio per il risarcimento dei danni, che ammontano ad almeno 100mila euro.

LO SHOCK

L’azienda Giorgio Girelli è situata all’estremità orientale di Venezia, nell’isola di Sant’Elena, a poca distanza dai padiglioni della Biennale e dallo stadio Penzo dove il Venezia Calcio ha recentemente festeggiato il suo ritorno in Serie A. Non si tratta di una falegnameria qualsiasi, ma di una realtà importante, fondata nel 1966, anno in cui nacque il dramma dell’Aqua Granda. ma che ha voluto scommettere sulla permanenza in città contro tutto e tutti. Da decenni progetta e produce soluzioni d’arredo di alta gamma e tra le sue realizzazioni più iconiche c’è senza dubbio la sala del Consiglio Regionale del Veneto, a Palazzo Ferro-Fini.
«Siamo sconvolti nell’aver visto una devastazione simile – dice Mauro Girelli – hanno letteralmente distrutto un’azienda, ma per fortuna non sono entrati nel reparto produttivo, dove si trovano macchinari sofisticati e molto costosi. Hanno provato a dare fuoco anche agli uffici, ma se avessero provato nel colorificio, dove c’è un magazzino con 600 litri di vernici e solventi, sarebbe saltato tutto. Considerata la gravità dell’accaduto, sono sollevato che i tre sfortunati non abbiano riportato alcun danno fisico”.

LA STORIA

L’impresa è assicurata, ma intanto sistemare il pasticcio spetta al titolare e ai suoi sette collaboratori.
«Vi assicuro – prosegue – la cosa che mi ha fatto più male è stato vedere mio padre, 86 anni, restare in silenzio con le lacrime agli occhi mentre osservava 60 anni di sacrifici e rinunce finiti in frantumi. Hanno rubato, ma non hanno preso nulla. Violenza gratuita su cose che non ci si può aspettare. Ad esempio, c’era un bellissimo tablet che costava 2mila euro, nuovo: era stato colpito con un piccone, come qualsiasi altro oggetto».
IL raid vandalico, consumato senza alcuna spiegazione, è avvenuto in due fasi. Il primo è avvenuto sabato pomeriggio, quando dei vandali hanno rotto con delle pietre le finestre dell’ufficio, sono entrati nei locali e hanno devastato tutto. Computer, vetri interni, soprammobili, sedie, suppellettili, suppellettili hanno poi allagato alcune parti dei locali.

«A notare questo primo “attacco” è stato un mio dipendente – spiega Girelli – che domenica mattina era andato a controllare l’ormeggio della nostra barca da lavoro. Vedendo la devastazione mi ha chiamato e ha avvisato la polizia mentre mio figlio Giacomo documentava il danno. Ero a Senigallia per un raduno di moto – continua – e da lì sono tornato di corsa a Venezia. Quando sono arrivato, erano le 15.30, ho visto tre ragazzini con in mano un piccone che ci apparteneva in un capannone adiacente. Li abbiamo fermati e abbiamo chiamato la polizia, che li ha portati via”.
In quel secondo raid vandalico avevano scatenato focolai in sei luoghi diversi, bruciando documenti, un cuscino, una giacca appesa, sedie e altri oggetti. Focolai che solo la fortuna non ha fatto esplodere in incendi.
«Almeno li ho guardati in faccia. C’era molta rabbia dentro di me – conclude Girelli – ma anche un po’ di tristezza nel vedere ragazzi fare queste cose. Se saremo bravi avremo solo 15 giorni di riposo, ma una cosa è certa: faticheremo ma ci rialzeremo”.

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Il Gazzettino

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