Una sfida globale. Masini, da meccanico a battaglia in MotoGP – .

Una sfida globale. Masini, da meccanico a battaglia in MotoGP – .
Una sfida globale. Masini, da meccanico a battaglia in MotoGP – .

Dalle chiavi inglesi per aggiustare le moto Honda nelle categorie per giovani piloti esordienti, alla battaglia in MotoGP. Michele Masini è di Riccione, e a soli 36 anni è team manager di una delle squadre più accreditate nel motomondiale, quella che vede alla guida un pluricampione del mondo come Marc Marquez. Da tre anni è direttore tecnico del team Gresini in MotoGP, un’eredità pesante, assunta dopo la scomparsa di Fausto.

Masini, come hai vissuto questi ultimi tre anni?

“Erano pieni di soddisfazione e responsabilità. Abbiamo ottenuto ottimi risultati e ottimi piloti. Da Enea Bastianini a Di Giannantonio fino ad Alex Marquez che è ancora con noi”.

Quanto è difficile gestire un campione come Marquez?

“Averlo in squadra è una grande responsabilità. Ha esperienza, determinazione ed esigenze particolari da tenere in considerazione”.

Ma l’anno prossimo andrà nel team ufficiale Ducati.

“Le voci di mercato di inizio campionato non aiutano. Ora che la situazione è definita non possiamo che pensare al mondiale. Sarà il secondo pilota che, dopo essere stato con Ni, passerà alla squadra ufficiale e dopo Enea”.

Oggi giochi il mondiale da team manager, come hai iniziato?

“Certo che mi ricordo. Quando avevo 14 anni ero ogni giorno sulle piste minimoto locali. Eravamo ragazzi con una passione sconfinata”.

Ma non ha studiato meccanica.

“Ero all’Istituto per Geometri, la meccanica era una passione. Ricordo che andavo costantemente da Fabrizio Cecchini, allora meccanico della squadra di Fausto, a chiedere se avevano bisogno di una mano presso la sede di San Clemente. La prima assunzione arrivò nel 2008 con il progetto Honda Snf racing, infatti andai a scuola con Fabrizio che all’epoca era capo meccanico nel motomondiale con Alex De Angelis. Se non avessi studiato da geometra avrei scelto il corso di meccanica.”

Invece ha trovato la sua strada.

“Dopo la mia prima esperienza da meccanico ho visto che ero più bravo nella logistica e sono diventato responsabile ricambi per il team”.

Poi la morte inaspettata di Fausto Gresini.

“È stato un momento molto difficile da affrontare. Quando Nadia (sua moglie) mi ha chiesto se volevo diventare regista ho detto subito sì, senza nemmeno pensarci. È stata un’occasione imperdibile, ma anche un’enorme responsabilità dopo Fausto. Tutti ci siamo stretti e ci siamo rimboccati le maniche”.

E’ il team manager più giovane del motomondiale, ti pesa?

“No, anzi a volte prendo in giro i colleghi che hanno i capelli bianchi”.

È andato a scuola con Marco Simoncelli. Cosa ricordi?

“Marco aveva un anno più di me. Ci vedevamo durante la ricreazione per giocare a calcio. Quanti colpi agli stinchi abbiamo preso”.

Viaggiando per il mondo, quanto tempo ti resta per vivere a casa?

“Vivo a Riccione ed è qui che stacco la spina. Quest’estate mi rilasserò con un po’ di mare.”

Andrea Oliva

 
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